Le diadi di relazioni oggettuali nella TFP
Quello delle diadi di relazioni oggettuali è uno dei costrutti cruciali per lo svolgimento della Transference-Focused Psychotherapy (TFP; Yeomans et al., 2015). Secondo la formulazione teorica alla base della TFP, la moderna teoria delle relazioni oggettuali di Kernberg (Kernberg & Caligor, 2005), la personalità di un individuo si fonda su un insieme di rappresentazioni di sé e dell’altro con cui si relaziona (definito “oggetto”), connotate da un affetto positivo o negativo. Tali strutture sono chiamate appunto “diadi” e, a seconda delle traiettorie di sviluppo, possono dare origine a un’organizzazione di personalità nevrotica, borderline o psicotica.
Secondo Kernberg nelle primissime fasi di vita il bambino gestisce le proprie esperienze relazionali con il primo oggetto, solitamente la madre, interiorizzandole sotto forma di diadi di relazioni oggettuali. Inizialmente le rappresentazioni di sé e dell’oggetto sono polarizzate: o completamente positive, quindi idealizzate, o del tutto negative, quindi persecutorie. Questo assetto è preservato grazie all’uso massiccio di difese primitive, in particolare scissione e proiezione, che mantengono separate le rappresentazioni e gli affetti positivi e negativi: la psiche del bambino non è infatti abbastanza matura per tollerarne la compresenza, che scatena forti angosce legate alla possibile distruzione degli oggetti buoni da parte di quelli cattivi e persecutori. Con il passare del tempo, grazie anche alla maturazione delle strutture cerebrali deputate alla percezione emotiva, il bambino inizia a sperimentare emozioni miste, meno drastiche, e può cominciare ad integrare le diadi di relazioni oggettuali prima separate, che diventano più sfumate e realistiche. Cresce la capacità di tollerare la compresenza di aspetti positivi e negativi nelle rappresentazioni, e diminuisce il ricorso a meccanismi di difesa primitivi quali scissione, proiezione e idealizzazione per gestire i propri affetti. In una traiettoria di sviluppo ottimale, il bambino arriva ad avere un mondo interno costituito da rappresentazioni di sé e dell’altro connotate da caratteristiche prevalentemente positive ma anche negative, e a vivere emozioni perlopiù positive, potendo però tollerare quelle spiacevoli.
Quando il bambino presenta elevati livelli di aggressività temperamentale o sperimenta un ambiente familiare maltrattante o abusante, il processo di integrazione intrapsichica può complicarsi: le forti spinte aggressive interne prevalgono sugli affetti positivi, e il bambino è costretto a gestirle utilizzando in modo pervasivo la scissione. Gli individui che incontrano simili difficoltà mantengono anche in età adulta la separazione tra diadi di relazioni oggettuali positive e negative e tra i relativi affetti, che tendono ad oscillare repentinamente. Kernberg definisce questa struttura intrapsichica, instabile e primitiva, “organizzazione borderline di personalità”. Gli individui con disturbo di personalità, e in particolare quelli che si collocano al livello borderline di organizzazione di personalità, presentano dunque diadi di relazioni oggettuali polarizzate e scisse. Esse si riflettono nelle perturbazioni in area relazionale che possiamo osservare in pazienti di questa area diagnostica: l’oscillazione tra rappresentazioni idealizzate e svalutate di sé e dell’altro, l’instabilità affettiva, l’incapacità di integrare attributi positivi e negativi delle persone e delle relazioni.
Le diadi di relazioni oggettuali sono potenzialmente infinite e sempre diverse tra loro, poiché emergono nel contesto della storia personale di ciascuno e riflettono esperienze relazionali uniche. Tuttavia, alcune diadi sembrano presentarsi con una certa ricorrenza nei pazienti con organizzazione borderline di personalità, soprattutto in riferimento a patologie specifiche. Per esempio, nella letteratura di ambito TFP (Yeomans et al., 2015; Caligor et al., 2018; Diamond et al., 2021) vengono menzionate spesso diadi caratteristiche dei disturbi di area narcisistica: nei resoconti clinici viene descritta la diade costituita da una rappresentazione di sé idealizzata e grandiosa in relazione a una rappresentazione dell’altro svalutata e disprezzata, con diverse declinazioni attorno al tema grandiosità/svalutazione, su uno sfondo affettivo negativo improntato all’aggressività. Altre diadi riscontrate in ambito clinico fanno riferimento a un tema paranoide, legato ad aspetti di mantenimento del controllo o del potere: così il sé può essere rappresentato come sospettoso e reticente, e l’altro come sadico e controllante. Sono osservate diadi legate al tema sessuale, spesso implicate nell’instaurarsi di dinamiche transferali erotizzate: per esempio, un sé seduttivo e provocante che si relaziona con un altro freddo e respingente. Ovviamente le diadi riportate in letteratura sono prevalentemente legate ad affetti negativi, perché vengono osservate nel contesto di terapie con pazienti dalla personalità disturbata, ma si possono riscontrare anche diadi positive, orientate all’integrazione di caratteristiche buone e cattive del sé e dell’altro: per esempio un sé bisognoso in relazione con un altro accudente, un sé amato in relazione con un altro imperfetto ma apprezzato, con uno sfondo di emozioni positive quali affetto, cura e amore.
Nelle relazioni, gli individui mettono in gioco le diadi che costituiscono il proprio mondo interno, investendo il sé e l’altro del “ruolo” prescritto dalle diadi. Una delle strategie fondamentali della TFP consiste proprio nell’individuazione delle diadi di relazioni oggettuali che si attivano nella relazione tra paziente e terapeuta, con l’obiettivo ultimo di giungere all’integrazione di tali rappresentazioni scisse e a una visione più matura e realistica del sé, dell’altro e delle relazioni. Nel transfert, elemento terapeutico cardine della TFP, il paziente mette in atto i “copioni” che derivano dal proprio mondo interno: così al terapeuta verrà assegnato transferalmente il ruolo di uno dei poli della diade, e il paziente reciterà la parte complementare. Per esempio, un paziente narcisista con presentazione grandiosa può assumere un atteggiamento sprezzante e distaccato nei confronti del terapeuta, che si sente inutile e incapace nel controtransfert: questa interazione è risultato della messa in atto di una diade costituita dalla rappresentazione di un sé grandioso e di un altro svalutato, connotata da affetti aggressivi. È frequente osservare nel transfert le inversioni di ruolo legate all’instabilità dell’assetto interno dei pazienti: la rappresentazione precedentemente agita dal paziente viene assegnata al terapeuta e viceversa. Così, quando la corazza della grandiosità viene meno, il paziente prima descritto può vivere sé stesso come vulnerabile e adorante nei confronti di un terapeuta superiore e onnisciente. L’attenta esplorazione delle dinamiche di transfert e controtransfert mette in luce le diadi di relazioni oggettuali che costituiscono il mondo interno del paziente, con importanti conseguenze dal punto di vista diagnostico e terapeutico. Meno le diadi sono integrate, sfumate e stabili, più basso sarà il livello di organizzazione di personalità del paziente, e più intense ed estreme le dinamiche di transfert e controtransfert, caratterizzate da repentine oscillazioni dei poli delle diadi. Con l’avanzamento della terapia, grazie all’osservazione consapevole delle diadi e alle esperienze affettive positive nel contesto della relazione con un altro - il terapeuta - benevolo e costante, il mondo interno del paziente si trasforma gradualmente: le rappresentazioni estremamente positive e negative vengono integrate e gli affetti si modulano. Il paziente giunge a rappresentazioni più realistiche, sfumate e benevole di sé e degli altri, e a un importante miglioramento delle proprie capacità relazionali. Fondamentale in questo senso è l’aumento della capacità del paziente di tollerare la compresenza di caratteristiche e affetti positivi e negativi, senza vivere l’angoscia primitiva legata al rischio che i secondi possano annientare i primi.
Caterina Felici, Fabio Madeddu e Emanuele Preti
Riferimenti
Caligor, E., Kernberg, O. F., Clarkin, J. F., & Yeomans, F. E. (2018). Psychodynamic therapy for personality pathology: Treating self and interpersonal functioning. American Psychiatric Pub.
Diamond, D., Yeomans, F. E., Stern, B. L., & Kernberg, O. F. (2021). Treating Pathological Narcissism with Transference-Focused Psychotherapy. Guilford Publications.
Kernberg, O. F., & Caligor, E. (2005). A psychoanalytic theory of personality disorders. In M. F. Lenzenweger, & J. F. Clarkin (Eds.), 2nd ed.; major theories of personality disorder (2nd ed.) (2nd ed. pp. 114-156). New York, NY: The Guilford Press.
Yeomans, F.E., Clarkin, J. F., & Kernberg, O. F. (2015). Transference-focused psychotherapy for borderline personality disorder: A clinical guide. American Psychiatric Pub.